ALESSANDRO VICENZI SU ACIDO (BUONI PRESAGI)
Alessandro Vicenzi ha un blog che seguo regolarmente ( http://buonipresagi.splinder.com/ ) , il fatto che abbia colto l'uscita di Acido non può che farmi piacere. Considerando la mole di uscite editoriali...
Dopo l’escursione negli anni ottanta e la paranoia complottista di “Chi ha ucciso i Talk Talk?” Fattori si dedica al mondo dell’atletica. Amena lettura in questa estate olmpica, “Acido Lattico” è un romanzo che parla di quel grado zero della fatica che è la corsa e del modo in cui la scienza moderna corre incontro agli atleti per aiutarli a sopportare meglio gli sforzi. Al costo, chiaro, di alcuni sgradevoli effetti collaterali. Ma parla anche delle storie (vere) di giovani promesse che si sono perse per strada per i più disparati motivi e, più in generale, della vita degli atleti professionisti. Scritto con una voce alienata e ossessiva, “Acido Lattico” ricorda, per l’insistenza sul corpo e sulle sue mutazioni, alcune cose di Palahniuk. Secondo la bandella sarebbe un “noir”, ma non sono molto d’accordo. Forse lo è per la descrizione di un mondo in cui l’innocenza sembra essere stata bandita, ma direi che incasellarlo in un genere sia abbastanza difficile (come con il 90% dei libri, in fondo). Un bel libro, comunque, più che utile per intuire che cosa ci sia dietro allo scintillio olimpico di questi giorni (scrivo mentre il tg1 dedica metà del suo tempo alla retorica olimpionica).
Dopo l’escursione negli anni ottanta e la paranoia complottista di “Chi ha ucciso i Talk Talk?” Fattori si dedica al mondo dell’atletica. Amena lettura in questa estate olmpica, “Acido Lattico” è un romanzo che parla di quel grado zero della fatica che è la corsa e del modo in cui la scienza moderna corre incontro agli atleti per aiutarli a sopportare meglio gli sforzi. Al costo, chiaro, di alcuni sgradevoli effetti collaterali. Ma parla anche delle storie (vere) di giovani promesse che si sono perse per strada per i più disparati motivi e, più in generale, della vita degli atleti professionisti. Scritto con una voce alienata e ossessiva, “Acido Lattico” ricorda, per l’insistenza sul corpo e sulle sue mutazioni, alcune cose di Palahniuk. Secondo la bandella sarebbe un “noir”, ma non sono molto d’accordo. Forse lo è per la descrizione di un mondo in cui l’innocenza sembra essere stata bandita, ma direi che incasellarlo in un genere sia abbastanza difficile (come con il 90% dei libri, in fondo). Un bel libro, comunque, più che utile per intuire che cosa ci sia dietro allo scintillio olimpico di questi giorni (scrivo mentre il tg1 dedica metà del suo tempo alla retorica olimpionica).
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