martedì 29 luglio 2008

GAZZETTA.IT SU ACIDO

L'ATLETICA IN GIALLO E NERO di Massimo Ciuchi

MILANO, 29 luglio – “Per apprezzare fino in fondo il libro che vi accingete a leggere – dice Daniele Menarini, condirettore della della rivista “Correre”, nella prefazione -, vi consiglio di eseguire la seguente ricetta di corsa. Trovate un giorno in cui non avete molto da fare. Meglio se anche quelli successivi sono vuoti. Recatevi al campo di atletica. Effettuate il riscaldamento correndo, 20 minuti possono bastare. Poi percorrete un giro di pista più forte che potete. Lasciate passare 5 minuti e percorretene un altro, sempre al massimo delle vostre possibilità. Già in questo secondo turno di 400 metri toccherete con mano quella che il Perozzi, in Amici miei, chiamava "la constatazione del nostro nulla", ma non è finita. Lasciate passare altri 20 minuti e ripetete l'operazione: un giro forte, 5 minuti di riposo, un altro giro forte. Dopo di che non dovrete stupirvi di quello che vi capiterà: il mal di testa, il vomito, le formiche alle gengive, il dolore che nei muscoli prende il posto della fatica. Per qualche giorno avrete difficoltà a fare tutto, anche sedervi o scendere le scale, come se vi avessero picchiato o investito con un'auto. Eppure, riscaldamento compreso, avrete percorso non più di 5 chilometri. È l’acido lattico, bellezza. Pane pressoché quotidiano del mezzofondista veloce”. Detta (e letta) così, ci sarebbe d’aver “paura” solo a pensare all’atletica, e allo sport in genere, altro che gli imminenti Giochi di Pechino. E ancor di più lo diventa con i due aforismi (vogliamo chiamarli così?) che introducono il libro. Il primo: “La disciplina senza abbandono è paranoia” (Wu Ming 5, ovvero lo pseudonimo-nome collettivo usato da un gruppo di scrittori formatosi all'interno della sezione bolognese del Luther Blissett Project); il secondo: “…ma andate a vedere cos’è la vita di un ciclista. E quanti uomini sono in preda a orrida tristezza” (Marco Pantani, parole annotate sul passaporto nel dicembre 2003).
NOIR - Poi però, verrebbe voglia di dire fortunatamente, si scopre che il lavoro di Saverio Fattori edito per i tipi di Gaffi, è un romanzo “ispirato a fatti veri”. Il primo noir sul doping nell’atletica raccontato da un atleta agonista ormai vicino ai trent’anni alle prese con il miraggio di Pechino. Un noir non solo perché indaga il mistero di un suicidio, ma soprattutto perché prende in considerazione la metà oscura di una passione, quella per la corsa, in tutte le gradazioni dell’agonismo spesso sconosciute all’opinione pubblica. L’acido lattico intossica i muscoli, è la manifestazione dello sforzo e della stanchezza, della debolezza umana, ma negli atleti la soglia di sopportazione può alzarsi incredibilmente per battere un record. Ad ogni costo. Niente a che fare, dunque, con l’evasione, la libertà, il gioco. L’atletica leggera a livelli di eccellenza ha ben poco di ludico: preparazione estenuante e dedizione assoluta, competizione e rivalità con chi arriva prima e nessuno spirito di gruppo. A raccontare in prima persona, Claudio Seregni, classe 1980 e la corsa come unico scudo verso il presente: razzista per terrore del diverso che odia in strada come in pista, una fidanzata annoiata e “accessoria”, ossessionato dal fallimento, passa le serate cercando in rete le promesse mancate dell’atletica leggera, quasi sempre suoi coetanei, indagandone le vite e le scelte, e conservandone le foto come trofei al negativo. Claudio scandisce le sue giornate tra allenamenti sfibranti e i consigli di due preparatori che decidono per lui.
CLARA - Per sopportare nuovi carichi di lavoro in pista e sognare l’Olimpiade di Pechino, in fuga dall’incubo del dilettantismo, Seregni ignorerà le remore etiche iniziando a sperimentare combinazioni farmacologiche sempre più pericolose. Durante una delle sue navigazioni tra i fallimenti altrui, Claudio si imbatte in Clara, una giovane promessa non mantenuta del mezzofondo passata agli studi umanistici. Clara è il suo fantasma personale: stessa provenienza (un nord asfittico e congestionato), stessi allenatori, un sospetto di emotrasfusione a quattordici anni come ipotetica causa della sua fine. Decide di conoscerla, ma prima di incontrarsi Clara si toglie la vita. Improvvisamente e impercettibilmente, Claudio alza la testa. Comincia a farsi domande mentre corre. Un romanzo sull’agonismo estremo, sull’individualismo degli ultimi venti anni che nello sport ha trovato varco e terreno fertile, lasciando spesso vittime sul campo. Un noir che non risparmia dettagli sul doping, sulle tecniche e gli escamotages, sulla realtà più bieca senza giri di parole, una cronaca avvincente e incredibilmente umana in bilico tra sport e attualità.
Acido lattico, di Saverio Fattori. Alberto Gaffi Editore. Pagine 158, euro 11,00.

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