mercoledì 17 settembre 2008

STEFANO LOLLI SU ACIDO (Il Resto del Carlino edizione di Ferrara)

Stefano Lolli in gioventù è stato un velocista da 10.9 sui 100. Oggi corre le podistiche nella provincia di Ferrara. Noi podisti siamo annidati ovunque. Se ci coalizzassimo un una frangia estremista rovesceremmo qualunque regime. Siamo tanti, siamo rigorosi, metodici, moderatamente folli, usiamo termini gergali che ci impermeabilizzano rispetto al resto della popolazione. Non siamo fascisti, intendiamoci. Almeno nel mio caso. Lolli mi ha ragalato un 1.10 sulla mezza maratona che non ho mai corso. Ho 1.12.57 del 1996, oggi corro sull'1.16.

Ecco la recensione:


«SONO TERRORIZZATO. Non ho una vita di scorta. La mia decisione di iniziare un trattamento farmacologico serio è stata inevitabile. Non posso permettermi codici etici, non posso permettermi di fallire dopo i risultati ottenuti nelle categorie giovanili». Duro, aspro come la fatica della corsa, doloroso e sofferto: ‘Acido Lattico’ di Saverio Fattori — oggi alle 18.30 presentazione con Girolamo Di Michele e Feltrinelli alla Feltrinelli di via Garibaldi — è un romanzo importante, scritto con intensità. E pubblicato dall’editore romano Alberto Giaffi. Un libro forte, dedicato idealmente a chi pensa che l’atletica «non è vita all’aria aperta, non è la maratona di New York nè il calcetto del mercoledì, non è la playstation ma disciplina e utopia, e sofferenza in piccole dosi». La stessa che l’autore, atleta di talento nella vita, ha sperimentato in gare, allenamenti, verifiche personali e non solo: attraverso questa lente ha ricostruito la vita (tutt’altro che immaginaria) di Claudio Seregni, anzi... Seregni Claudio come si legge nelle liste degli iscritti alle gare atletiche e podistiche. Una vita risucchiata «nell’inferno della perfezione inutile»; una vita inghiottita dall’illusione del doping. Con una scrittura asciutta, scandita a tratti dal cronometro che regola i suoi allenamenti e le sue gare (Fattori, originario di Molinella, corre spesso e vince bene anche nel Ferrarese), dopo l’esordio di ‘Alienazioni padane’ e ‘Chi ha ucciso i Talk Talk?’ il giovane autore indaga i protagonisti di un mondo sportivo fatto di sogni e di disperazioni. Di limiti fisici («E’ profondamente ingiusto che un atleta si ammali. Il suo organismo ha retto e riprodotto prestazioni fuori dalla norma e non può cedere minato dagli stessi agenti patogeni che debilitano l’umanità media»), di limiti relazionali, di sogni, di ambizioni, di utopie. Non si tratta però soltanto dell’ennesima denuncia-choc sul mondo del doping (in questo caso nell’atletica e nel mezzofondo in particolare), ma di un viaggio condotto con rigore, senza falsi moralismi: il giudizio di Saverio Fattori è esplicito ma nei fatti, nella trama piuttosto che nelle sottolineature. Non si tratta, spiega, di un libro autobiografico, ma scritto dopo un inevitabile confronto con la ‘zona grigia’ fatta di atleti che corrono un po’ più forte o un po’ più piano di lui (comunque capace, nella vita, di realizzare tempi attorno all’ora e 10 minuti nella mezza maratona...), e che ad un certo punto trasformano la curva in un rettilineo. «Sei arrivato a 28’45’’ nei diecimila con il solo aiuto di integratori per bambini inappetenti — dice ad un certo punto l’allenatore al protagonista del romanzo —. Con un po’ di ‘benzina buona’ vedrai. Sei davvero uno degli atleti su cui si punta per Pechino». Inevitabile il dramma. Inevitabile il disincanto ed il distacco: dal mondo, prima ancora che dallo sport. Perchè ‘Acido Lattico’ (riferimento alla fatica che impasta i muscoli di chiunque corra, dall’ultimo dei podisti al grande Stefano Baldini) è anche un romanzo di sentimenti. Forti, roventi. Lacerati. «Noi atleti siamo esseri commoventi. Stupidi. Molto stupidi. Ci affezioniamo alle scarpe».

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