CHIARA VALERIO SU ACIDO (NUOVI ARGOMENTI)
Chiara Valerio è cresciuta a Scauri (LT) vive a lavora a Roma. E' redattore di Nuovi Argomenti e collabora a Nazione Indiana. Il suo ultimo romanzo è Ognuno sta solo (Perrone, 2007). Nel 2008 è stata selezionata per il Festival della Letteratura di Mantova.
La rece di qui si sotto non so se me la merito. Non sto facendo il paraculo. Me lo sto chiedendo davvero.
Non ho una vita di scorta
L'atletica ha un potere narcotico. E si prende tutta la mia vita, il
resto è corollario al punto centrale: il giorno della gara. Sara non
ha consapevolezza nemmeno di questo. Un atleta evoluto ha bisogno di
una fidanzata tranquilla e con poche pretese. Di modesta intelligenza,
l'aspetto fisico è secondario, anzi è preferibile una tipologia di
femmina poco appetibile per gli altri giovani maschi. Si evitano
escursioni emozionali. (…) È tristissimo. Pare davvero che l'energia
vitale sia quasi interamente esaurita dalla corsa. Acido lattico è un
romanzo maschio e rancoroso. È bello senza ritenzione idrica e sfoggia
muscoli ben definiti. Con potenziali di miglioramento valutati e poi
cronometrati. Acido lattico è la storia di una disfatta. Sempre
perennemente annunciata, cercata, evocata e alla fine ottenuta. Noi
atleti siamo esseri commoventi. Stupidi. Molto stupidi. Ci
affezioniamo alle scarpe. Che si possa tagliare un traguardo a mani
basse tenendo in mano sacchi neri zeppi di diciassette paia di scarpe
e di tute più care di fratelli o sorelle, della vita di prima che pure
è l'unica possibile, fa parte della magia narrativa di Saverio
Fattori. Il fatto di correre forte da bambino mi ha rubato l'infanzia.
Poi l'adolescenza. Correvo oltre, ero sempre nel posto sbagliato. Al
centro di questa storia, quasi sempre in pista, c'è Claudio Seregni,
classe millenovecentottanta, promessa dell'atletica italiana e di se
stesso. Ossessionato dalle potenzialità che possono non attualizzarsi,
che non si attualizzeranno. È statistica. Claudio raccoglie minuzie,
colleziona, cerca brandelli di storia personale in mezzo al grande
flusso delle vicende del resto del mondo. Come tutti o quasi. Solo che
il resto del mondo, nella narrativa di Fattori, è sempre scisso,
monadico, costituito da altri uomini e soprattutto da altre debolezze.
Qualcosa che sfugge alla mia natura votata al malumore e al fastidio.
Claudio Seregni che pure dice di non amare la fotografia perché la
vita è così lineare che non bisognerebbe trattenerne proprio nulla, si
circonda di icone, debacles di altri atleti, o mezzi atleti, ferma
l'immagine lì dove la promessa s'è rivelata conato, o spasmo e poi s'è
persa. Non c'è ricircolo tra il mio corpo e l'universo. Seregni
Claudio, classe millenovecentottanta, vive in una galleria muta di
belle speranze sempre avariate mentre Acido lattico, classe
duemilaotto, galleggia affilato in un italiano pieno di sospensione e
quasi di poesia pur tra i termini tecnici e le considerazioni
urticanti di un personaggio fascio e disperato, omofobo e reazionario.
Fattori, con occhi itterici e cerchiati di viola, e una penna
inclemente descrive un mondo di fatica non necessaria ma ariana e
regala una lettura ripida, documentata e verosimile di un mondo
avvizzito sulla mancanza di sponsor, confuso da tutti coloro che non
vogliono invecchiare, un mondo di uomini per uomini, e in indefinito,
perenne confronto con approssimazioni che non dovrebbero esserci per
tutti quelli che, per diritto di nascita e abnegazione, possono sedere
al desco degli dei. Non so chi sei. Vorrei solo che ti scordassi di
questa storia, che in ogni caso non è la tua storia. C'è dolore.
Davvero troppo dolore. Anche per me, che di dolore mi nutro.
Il blog di Chiara Valerio
Leggi la recensione
La rece di qui si sotto non so se me la merito. Non sto facendo il paraculo. Me lo sto chiedendo davvero.
Non ho una vita di scorta
L'atletica ha un potere narcotico. E si prende tutta la mia vita, il
resto è corollario al punto centrale: il giorno della gara. Sara non
ha consapevolezza nemmeno di questo. Un atleta evoluto ha bisogno di
una fidanzata tranquilla e con poche pretese. Di modesta intelligenza,
l'aspetto fisico è secondario, anzi è preferibile una tipologia di
femmina poco appetibile per gli altri giovani maschi. Si evitano
escursioni emozionali. (…) È tristissimo. Pare davvero che l'energia
vitale sia quasi interamente esaurita dalla corsa. Acido lattico è un
romanzo maschio e rancoroso. È bello senza ritenzione idrica e sfoggia
muscoli ben definiti. Con potenziali di miglioramento valutati e poi
cronometrati. Acido lattico è la storia di una disfatta. Sempre
perennemente annunciata, cercata, evocata e alla fine ottenuta. Noi
atleti siamo esseri commoventi. Stupidi. Molto stupidi. Ci
affezioniamo alle scarpe. Che si possa tagliare un traguardo a mani
basse tenendo in mano sacchi neri zeppi di diciassette paia di scarpe
e di tute più care di fratelli o sorelle, della vita di prima che pure
è l'unica possibile, fa parte della magia narrativa di Saverio
Fattori. Il fatto di correre forte da bambino mi ha rubato l'infanzia.
Poi l'adolescenza. Correvo oltre, ero sempre nel posto sbagliato. Al
centro di questa storia, quasi sempre in pista, c'è Claudio Seregni,
classe millenovecentottanta, promessa dell'atletica italiana e di se
stesso. Ossessionato dalle potenzialità che possono non attualizzarsi,
che non si attualizzeranno. È statistica. Claudio raccoglie minuzie,
colleziona, cerca brandelli di storia personale in mezzo al grande
flusso delle vicende del resto del mondo. Come tutti o quasi. Solo che
il resto del mondo, nella narrativa di Fattori, è sempre scisso,
monadico, costituito da altri uomini e soprattutto da altre debolezze.
Qualcosa che sfugge alla mia natura votata al malumore e al fastidio.
Claudio Seregni che pure dice di non amare la fotografia perché la
vita è così lineare che non bisognerebbe trattenerne proprio nulla, si
circonda di icone, debacles di altri atleti, o mezzi atleti, ferma
l'immagine lì dove la promessa s'è rivelata conato, o spasmo e poi s'è
persa. Non c'è ricircolo tra il mio corpo e l'universo. Seregni
Claudio, classe millenovecentottanta, vive in una galleria muta di
belle speranze sempre avariate mentre Acido lattico, classe
duemilaotto, galleggia affilato in un italiano pieno di sospensione e
quasi di poesia pur tra i termini tecnici e le considerazioni
urticanti di un personaggio fascio e disperato, omofobo e reazionario.
Fattori, con occhi itterici e cerchiati di viola, e una penna
inclemente descrive un mondo di fatica non necessaria ma ariana e
regala una lettura ripida, documentata e verosimile di un mondo
avvizzito sulla mancanza di sponsor, confuso da tutti coloro che non
vogliono invecchiare, un mondo di uomini per uomini, e in indefinito,
perenne confronto con approssimazioni che non dovrebbero esserci per
tutti quelli che, per diritto di nascita e abnegazione, possono sedere
al desco degli dei. Non so chi sei. Vorrei solo che ti scordassi di
questa storia, che in ogni caso non è la tua storia. C'è dolore.
Davvero troppo dolore. Anche per me, che di dolore mi nutro.
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