martedì 30 settembre 2008

ACIDO INCONTRA STEVE PREFONTAINE

Grazie a Marco Tarozzi e alla sua splendida biografia, LA LEGGENDA DEL RE CORRIDORE uscita per i tipi della Bradipo Libri. In realtà il Prè stava da qualche parte del mio cervello, in un articolo tampone su un vecchio Atletica maneggiato da bambino. Nella mia ignoranza pensavo superficialmente che il vero “merito” potesse essere quello di non essere sopravissuto. Insomma, che quel tremendo schianto in quel maledetto maggio del 1975 avesse reso mito eterno un eccellente atleta come tanti, inciampato a soli 24 anni. Ma Acido sbaglia, troppa acidità. Il mio ricordo era legato a un’estetica che oggi sbiadisce, foto in bianco e nero, canottiere un po’ larghe sulle costole, gli atleti anni Settanta, baffi e capello lungo, come Franco Fava, Pippo Cindolo, Marcello Fiasconaro. Organismi perfetti e aspetto trasandato, coerente allo spirito ribelle di quegli anni. Così lontani. Maledettamente lontani. Porca puttana. Atleti gira mondo, così lontani da quel testa di cazzo Claudio Seregni l’io narrante di Acido, figura tragica e inutile. Il Prè incarna l’America che mi piace. L’atletica che mi piace. Poi partiva forte e correva al massimo, a tempo, per arrivare presto, prima che la crisi lattacida lo piantasse da qualche parte sulla pista. Anch’io nel mio misero corro guardando solo avanti. E faccio dei bussi memorabili. Io non perdo niente. Qualche figuraccia. Il Prè ci rimise una medaglia a Monaco ’72. Il destino gli deve qualcosa, una fottuta rivincita. A Montreal quattro anni dopo avrebbe rincorso quel vichingo col sangue nuovo e fresco che correva come un ragioniere e andava forte solo quando doveva andare forte. E forse nei 10 000 il Prè avrebbe stroncato il ragioniere vichingo.
Se di questa storia ne sapete poco o nulla, o non abbastanza, se vi ho confuso solo le idee, leggetevi il libro di Tarozzi.

scheda libro

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