ACIDO SU “MUCCHIO” DI OTTOBRE (LUCA BALDAZZI)
Passata la sbornia olimpica? Vi siete innamorati di Usain Bolt, l’uomo più veloce del mondo, che prende la gara come un gioco e per carburare usa solo pollo fritto e musica reggae? Bene: a riportarci con i piedi per terra e a condurci per mano dietro le quinte dello show mediatico, ci pensa questo romanzo di Savio Fattori. Giunto alla terza prova, dopo Alienazioni Padane e Chi ha ucciso i Talk Talk?, con Acido Lattico lo scrittore emiliano che lavora in fabbrica ha costruito un noir sportivo sul mondo dell’atletica leggera. Dove però il giallo e il mistero sono solo la cornice, e il ritratto parla d’altro. Dei 99 su 100 che non ce la fanno a emergere, di un triste universo di campi di periferia, di allenamenti ossessivi e solitari, culto dell’efficienza fisica e diete ferree per superare i propri limiti. E del doping che diventa una necessità, perché ad ogni livello conta solo vincere. Alla faccia di De Coubertin.
Non è un gioco, la corsa agonistica, ma un mestiere. La pensa così anche il protagonista del romanzo, Claudio Seregni, mezzofondista dai buoni risultati che sogna di fare il botto e staccare un biglietto per le olimpiadi di Pechino. Non è un tipo simpatico, Claudio. Razzista nei confronti dei rivali, i “negri” africani che vincono a mani basse le corse sulle lunghe distanze, ma non attirano gli sponsor. Dotato di una fidanzata che considera più o meno un soprammobile. Inchiodato al pensiero fisso di battere il suo record e pronto per questo a mettersi nelle mani di medici che dispensano aiuti e farmaci senza troppi scrupoli. Ma Claudio ha anche un’altra ossessione: cercare sul web le tracce delle promesse mancate dell’atletica, dei tanti giovanissimi che prima di lui hanno mollato. Si imbatte così nella storia di Clara, ex ragazzina prodigio che ha smesso di correre e si è occupata di poesia e letteratura. Per scoprire che si è suicidata . Parlano di sport e di una indagine, Fattori allarga lo sguardo. Per arrivare a molte cose che più in generale ci avvelenano la vita: il feroce individualismo di massa, l’ansia di prestazione in ogni campo, l’incapacità di accettare i fallimenti. Un mondo freddo, raccontato senza sconti da un libro che fa pensare.
Non è un gioco, la corsa agonistica, ma un mestiere. La pensa così anche il protagonista del romanzo, Claudio Seregni, mezzofondista dai buoni risultati che sogna di fare il botto e staccare un biglietto per le olimpiadi di Pechino. Non è un tipo simpatico, Claudio. Razzista nei confronti dei rivali, i “negri” africani che vincono a mani basse le corse sulle lunghe distanze, ma non attirano gli sponsor. Dotato di una fidanzata che considera più o meno un soprammobile. Inchiodato al pensiero fisso di battere il suo record e pronto per questo a mettersi nelle mani di medici che dispensano aiuti e farmaci senza troppi scrupoli. Ma Claudio ha anche un’altra ossessione: cercare sul web le tracce delle promesse mancate dell’atletica, dei tanti giovanissimi che prima di lui hanno mollato. Si imbatte così nella storia di Clara, ex ragazzina prodigio che ha smesso di correre e si è occupata di poesia e letteratura. Per scoprire che si è suicidata . Parlano di sport e di una indagine, Fattori allarga lo sguardo. Per arrivare a molte cose che più in generale ci avvelenano la vita: il feroce individualismo di massa, l’ansia di prestazione in ogni campo, l’incapacità di accettare i fallimenti. Un mondo freddo, raccontato senza sconti da un libro che fa pensare.
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