sabato 18 aprile 2009

ANGELO ORLANDO MELONI SU ACIDO (RARAMENTE.IT)

Acido lattico di Saverio Fattori è un romanzo sull’atletica leggera, splendido e tormentato, che si tinge di cronaca, di riflessione sociologica, e corrobora la trama con un andamento da thriller.

Claudio Seregni è un corridore con qualche chance olimpica, ma per arrivare a certi livelli, per avvicinarsi alle performance dei divini africani, c’è un solo mezzo, quello farmacologico, dal vecchio metodo dell’auto-emotrasfusione agli ormoni, ai più fantasiosi miscugli di iniezioni e pillole. La vita di Claudio è la vita che fanno certi atleti quando devono giocare forte, scommettere tutto: Claudio non ha avuto adolescenza, ha cominciato a correre che era un ragazzino e sa fare solo questo: correre, correre e correre; e quando i muscoli non bastano più, arrivano i medici, i guru, l’epo. La sua vita è pervasa da un misticismo cupo e ossessionante che lo porta a concentrarsi sul cronometro e a odiare via via il resto del mondo. Un percorso teso all’annullamento, alla nullificazione, che non ha niente di diverso da ogni fondamentalismo che si rispetti, a parte il suo cammino tutto particolare, tra allenamenti che stroncherebbero un elefante e farmaci che metterebbero a soqquadro il sistema immunitario di Superman. Nelle torture a cui si sottopone non c’è niente di stoico, nessuna nobiltà da antico romano. Quello di Saverio Fattori è il quadro impietoso di un suicidio collettivo: la cancellazione dell’uomo all’interno del rituale sportivo, una guerra nella quale la vita dell’atleta, il suo corpo, non valgono un giro di lancette, e lo spettacolo è andato a farsi benedire. È perciò con un senso di sollievo che scendiamo in cortile a tirare due calci al pallone. Il mistico Claudio Seregni ci disprezzerebbe per la nostra pancetta, per la nostra gioia dopo una triangolazione riuscita e un gol con un tiro della domenica. A lui è rimasto solo lo sdegno e - dopo aver abbandonato l’atletica - un grande nulla in agguato. Al lettore, invece, rimane la sensazione di aver letto un grande libro.

raraMente

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