martedì 10 febbraio 2009

ANTONIO CUSMA AFTER ACIDO ATTICO

Antonio mi ha contattato dopo la lettura di Acido. Una telefonata molto bella, mi diceva che era in sintonia Acida, avevo colpito nervi che aveva scoperti. Si allena su un campo dove ha la fortuna di vedere i nuovi talenti di Rondelli. Le ripetute di Mario Scapin, giovane mezzofondista veloce di sicuro avvenire. Capolavori.

Antonio ha 34 anni, da dieci è tesserato FIDAL. Prima di correre faceva la Rock Star.
Oggi fa l’insegnante di scienze, si allena solo al martedì e al giovedì, vive in una Kasbah con altre persone e ogni giorno tenta di rimanere a galla.

Lo scritto che segue è di Antonio e mi pare interessante.

TEORIA DELLA RELATIVITA' NELLA CORSA

Non saprei dire quando tutto è cominciato.
Saprei dire quando è cominciato per me, ma non per tutti gli altri.
Gli altri sono le decine di centinaia di podisti che riempiono i sentieri dei parchi cittadini durante la settimana, con punte di affollamento da grandi magazzini la domenica mattina.
Non riesco davvero a ricordare se 20 anni fa fosse così, di sicuro non lo era 10 anni fa quando ho iniziato io a correre. Cosa è successo negli ultimi 10 anni?
Un ‘epidemia ha investito la nostra comunità, giorno dopo giorno i segni tangibili di questa malattia si manifestano in un maggior numero di contagi.
L’acme dell’infezione lo si è avuto quando personaggi legati al mondo dello spettacolo, e presenti nell’immaginario pubblico di almeno 3 generazioni, si sono ammalati di questa malattia incurabile: la corsa.
Da questo momento è scoppiata una pandemia. Tutti coloro che hanno accesso alla tv, alla radio e ai rotocalchi di cronaca, diventano potenziali vittime del contagio.
“Se lo fa quel vecchio bacucco, lo posso fare anche io che ho la metà dei suoi anni ”
“Ma dai, non credevo che un dj avesse tempo per correre, e se lo fa lui figuriamoci io che sono impiegato e di notte posso riposare”
“Dico mai hai visto il presidente degli Usa? corre ogni giorno 5 km in meno di 25 minuti, e io che credevo fosse un buon a nulla……..”

Molte cose sembrano impossibili fino a quando non scopri che il tuo meccanico le fa,
che il tuo commercialista le fa,
che perfino tuo cugino appena uscito, dopo 3 anni, da un centro di recupero tossicodipendenti l’anno prossimo volerà a New York per la maratona più ambita del pianeta.

A questo punto si entra in crisi, ci si sente inflazionati.
Quell’ombra di pancia avvertita solo con la coda dell’occhio, a guardarla bene sembra il ventre flaccido di un uomo davvero grasso.
Scatta il complesso di inferiorità.
Nonostante tanti anni passati a studiare,a farsi una posizione e a crearsi un’esistenza
nonostante ci sia riuscito di comprare una casa, mantenere una famiglia, mandare avanti il sistema…….
arriva il giorno in cui mentre sei in coda in un fiume di smog e di lamiere
senti alla radio il tuo dj preferito che commenta con passione il suo ultimo risultato sulla mezza maratona.
La sensazione è quella di essere l’ultimo della classe,
mentre siamo in realtà consapevoli di trovarci di fronte a un bivio:
O cambio passo e provo a fare qualcosa di buono per la mia vita
o continuo a fare la marionetta per mantenere una famiglia che forse non ha più stima di me……

A questo punto il primo passo è avvicinarsi a qualche portatore sano di questa patologia.
Niente di più facile, considerando l’estensione del virus intorno a te c’è di sicuro qualcuno che già corre e sa darti i primi utili consigli.

Un virus per replicarsi ha bisogno di cellule sane da infettare e tu sei una di quelle.
Così dopo avere parlato col tuo assicuratore, ex campione provinciale junior, inizi la tua rincorsa verso qualcosa che ancora non sai cos’è ma che di sicuro ti cambierà vita.

Domenica mattina, l’esordio:
Un’ultima sfogliata alla rivista specialistica dopo avere sincronizzato gps, cardiofrequenzimetro e cronometro.
Finalmente vestito di tutto punto con l’intera linea fitness di una nota marca
ti senti pronto per iniziare.
Dopo soli 12 minuti di qualcosa che somiglia più a zoppicare che a correre, il tuo cardiofrequenzimetro ti invita a richiedere un ricovero d’urgenza in cardiochirurgia.
Ma tu sei un osso duro, non molli, continui a seguire le tabelle e i consigli del giornalino
fino a quando scambiando due parole con una casalinga anoressica che va il doppio di te, scopri che lei ha un allenatore.
Il giorno dopo sei già al telefono con questo tizio, che nel giro di poche parole scalza il tuo psicologo dal podio delle figure fondamentali della tua esistenza.
L’allenatore è una guida spirituale, il primo uomo che ti inizierà al rito delle ripetute, del fartlek, del corto veloce e del lungo lento………
Diventa la nostra coscienza, la nostra ragione.
Così di settimana in settimana aumentano i km percorsi, diminuiscono i kg e aumenta la produzione di endorfine al punto di sentirsi di buon umore dopo almeno un lustro di apatia e malessere da ufficio.
Qui siamo all’altro bivio:
o si ringrazia l’allenatore per la nuova vita e le nuove sensazioni positive raggiunte e ci si dedica a un’amante(finalmente)
oppure sei pronto per tesserarti e iniziare a fare le gare podistiche alla domenica mattina.

A questo punto se decidi per la seconda ipotesi, non avrai più una vita normale perché entrerai nel “giro”.
Infatti all’arrivo della prima competizione, anche se dietro di te ci saranno solo pochi pettorali, la sensazione di euforia e di onnipotenza ti faranno diventare un matto pronto a tutto, pur di rivivere quelle sensazioni.
Ormai la solita dose di km e gli stessi ritmi di sempre non garantiscono più quelle sensazioni e così aumenti km settimanali e ritmi……i kg in più scompaiono di colpo rendendosi complici della progressione della tua follia.
Arriva il giorno in cui dopo avere fatto 45 minuti netti su un 10000 ti rendi conto ormai di essere a metà classifica (300 su 620) e scopri lunedì mattina di avere dato 3 minuti al direttore marketing.
A quel punto ti chiudi in bagno e ti masturbi per la gioia.
Così quell’estate proponi a tua moglie una vacanza diversa…….basta adriatico, meglio andare in altura dove c’è meno gente, si respira meglio e si possono fare passeggiate, saune e bagni termali.
In realtà il tuo obiettivo è lo stage di atletica tenuto dalla vecchia gloria degli anni 80.
Ne hai sentito parlare bene dal tuo coach e dall’inseparabile rivista che leggi col batticuore quando si tratta di scorrere le classifiche delle gare a cui hai partecipato.
Effettivamente al primo appuntamento di settembre corri la tua prima mezza maratona sotto l’ora e trenta…….hai raggiunto il tuo obiettivo, vai più forte di quel dj che per radio se la mena tanto ma ormai è uno zero nel tuo immaginario.
La sensazione di benessere che ti pervade viene rilanciata dal commento di un podista che indicandoti alla moglie dice “ho fatto metà gara con lui, ma poi l’ho mollato perché andava troppo veloce, sai lui è uno forte, un’altra categoria”.
A questo punto stanno suonando le campane del cielo, “sono uno forte” “sono uno forte” si ripete mentalmente il nostro eroe………neanche la cocaina mischiata col miglior rum può darti questa sensazione di assoluto.
La realtà è che il mondo del podismo amatoriale è come una microsocietà spietata dove tutti hanno un valore. A differenza di quella reale dove è il mestiere e il conto in banca a garantire un identità e l’appartenenza a una fascia sociale, nel mondo del podismo il valore lo da la tua andatura, quanti secondi ci metti a percorrere un km.
Questa è l’unità di misura, tutto il resto non conta.
Chi corre 10 km con una velocità di 4 min/km guarderà chi corre in 3.45min/km ,
come l’infermiere guarda un primario.
A sua volta questo primario considererà un direttore sanitario chi corre in 3.30min/km.
Il direttore sanitario considera ministro della salute il podista che corre 3.00min/km.
E se questo ministro si trovasse ai giochi olimpici sulla gara dei 10000 sarebbe più volte doppiato da uno dei centinaia di “negri” che possono correre in 2.45min/km.
Tutto è relativo, i tempi e il valore atletico, come la bellezza, la ricchezza e l’intelligenza.

Questo fa capire perché la corsa è una cosa grandissima,
perché permette a tutti di correre e sviluppare sensazioni fantastiche
potendosi sempre confrontare, trovando sempre qualcuno più “povero “di te per sentirsi benestanti, così
come si troverà sempre qualcuno più “marocchino” di te da prendere come esempio
per allenarsi sempre più duramente solo per arrivargli vicino e meritare la sua stretta di mano,
gesto che ti accetta nella nuova classe sociale.
Cogito ergo sum……meglio corro ergo sono.
La corsa dispensa identità nuove di zecca soprattutto per coloro che non ne hanno una o che vogliono scappare da quella che si sono creati in una vita di scelte casuali.

Antonio Cusma

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